
Uno dei servizi Microsoft detiene il record del più grande attacco Distributed Denial-of-Service mai registrato in precedenza.
18 NOVEMBRE 2025 | A distanza di quattro anni dal precedente record Microsoft ha fatto sapere che Azure ha subito un nuovo attacco record, stavolta raggiungendo un volume di traffico di oltre 15 TBPs, il più grande subito dal cloud ma neutralizzato senza interruzioni del servizio.
Il 24 ottobre 2025, Azure DDOS Protection ha rilevato e mitigato automaticamente un attacco DDoS multivettore da 15,72 Tbps e quasi 3,64 miliardi di pacchetti al secondo (pps). Si è trattato del più grande attacco DDoS mai osservato nel cloud e ha preso di mira un singolo endpoint in Australia.
Utilizzando l’infrastruttura di protezione DDoS distribuita a livello globale di Azure e le funzionalità di rilevamento continuo, sono state avviate misure di mitigazione. Il traffico dannoso è stato efficacemente filtrato e reindirizzato, mantenendo la disponibilità ininterrotta del servizio per i carichi di lavoro dei clienti.
Tuttavia il record è detenuto da Cloudflare che recentemente ha subito un attacco da ben 22 TBPs.
Il più grande attacco DDoS
Stando a quanto riporta Microsoft, nel mese di agosto Azure ha subito e resistito a un attacco di tipo DDoS con un volume di traffico di 2,4 TBPs mai registrato finora. Il precedente record di 2,3 TBPs registrato nel 2020 era detenuto dal servizio cloud Amazon AWS.
L’ultima settimana di agosto, abbiamo osservato un attacco DDoS a 2,4 Tbps mirato a un cliente Azure in Europa. Si tratta del 140 % in più rispetto all’attacco da 1 Tbps del 2020 e superiore a qualsiasi evento volumetrico di rete rilevato in precedenza in Azure. Il traffico di attacco proveniva da circa 70.000 fonti e da più paesi della regione Asia-Pacifico, come Malesia, Vietnam, Taiwan, Giappone e Cina, nonché dagli Stati Uniti.
Microsoft tiene a sottolineare che la rete cloud di Azure è in grado di sopportare attacchi DDoS di decine di Terabyte grazie ai sistemi di rilevamento e mitigazione. Che ne pensate di questa vicenda? Fatecelo sapere nei commenti.
Articolo di Windows Blog Italia
Fonte | BleepingComputer