Dopo lo scandalo Cambridge Analytica, Facebook ha smesso di condividere i dati anche con altre 22 aziende perlopiù produttori hardware, annullando i relativi contratti. Ma restano ancora altre società con le quali scambia informazioni.

Anche Microsoft implicata

I dati raccolti permettevano ai produttori di offrire nativamente le funzioni del social network divenute popolari come la messaggistica istantanea, i Mi piace e la sincronizzazione dei contatti con la rubrica del telefono. I produttori potevano raccogliere molti dati anche di persone da cui non avevano ottenuto un consenso esplicito, come gli amici degli utenti.
Nel 2015, Facebook dichiarava che tali dati non potevano essere raccolti, eccezion fatta per i produttori hardware, dettaglio mai rivelato pubblicamente dal social network, che li giustificava dicendo che essi rispettavano il regolamento sulla privacy degli utenti Facebook. Veniva detto, inoltre, che l’uso e l’immagazzinamento di dati sui server dei partner, quindi, era molto limitato e nessuno di questi ultimi ne avrebbe fatto un uso improprio. Perché Facebook abbia voluto attribuire maggior fiducia ai produttori hardware rispetto agli sviluppatori di app di terze parti è presto detto. Lo scopo era allora quello di diffondere la propria applicazione mobile e secondariamente di far sopravvivere le partnership nel tempo. Grazie a tali contratti, infatti, gli smartphone e altri dispositivi potevano integrare l’esperienza d’uso di Facebook nei rispettivi OS.
Attualmente Apple e BlackBerry hanno dichiarato che gli utenti potevano condividere le foto su Facebook attraverso l’app galleria, senza dover aprire l’app ufficiale. Lo stesso ha fatto Microsoft, parlando delle integrazioni di Facebook in Windows Phone (chi di voi ha posseduto o possiede un Windows Phone ricorda la funzione di sincronizzazione dei contatti nell’app Contatti e in Outlook).

Tuttavia, oggi potremmo stare abbastanza tranquilli perché Apple ha recentemente dichiarato che iOS non si avvale più della partnership con Facebook dallo scorso settembre. Analoga situazione per BlackBerry, che ha visto anche in questi anni la morte dei suoi SO proprietari. Inutile dire che la stessa sorte è toccata all’OS mobile di Microsoft. Questi accordi, tra l’altro, datano di dieci anni fa, quando gli smartphone stavano appena emergendo nel mercato.
Per Facebook, i produttori hardware sono considerati fornitori di servizi, come una società di hosting cloud o di una piattaforma per i pagamenti sicuri tramite carta di credito. Ma un’ex dipendente della FTC, Jessica Rich, ritiene che tale politica, “due pesi, due misure”, sia scorretta nei confronti degli utenti, dichiarando che l’eccezione non può diventare più grande della regola. A questo punto potrebbero argomentare che ogni condivisione di dati con terzi sia parte dell’esperienza d’uso di Facebook. E non è assolutamente così che il pubblico aveva interpretato l’annuncio del 2014 secondo cui avrebbero limitato l’accesso a terzi dei dati degli amici.

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Articolo di Windows Blog Italia
Fonte | NYT