Dopo il salvataggio sul vetro di Project Silica, Microsoft ha annunciato Project HSD, ancora più promettente.

Lo storage olografico

No, in Microsoft non sono impazziti, l’ultima genialata di Microsoft Research è un nuovo progetto che vuole rivoluzionare i sistemi di storage dei dati, puntando sull’archiviazione olografica. Nel video in alto viene mostrato come funziona l’archiviazione olografica, utilizzando la luce verde per scrivere i dati come un ologramma persistente all’interno di un cristallo ottico. I dati possono quindi essere riletti dall’ologramma utilizzando un altro segnale luminoso verde. Il supporto è riscrivibile dopo la cancellazione con luce UV.

La memorizzazione olografica è stata proposta per la prima volta negli anni ’60, subito dopo l’invenzione del laser. I sistemi di memorizzazione ottica olografica memorizzano i dati registrando l’interferenza tra i fronti d’onda di un campo ottico modulato, contenente i dati, e un campo ottico di riferimento, come variazione dell’indice di rifrazione all’interno del supporto di memorizzazione. È questa informazione contenente la variazione dell’indice di rifrazione che è l ‘”ologramma”. I dati memorizzati possono quindi essere recuperati diffrattando solo il campo di riferimento dall’ologramma per ricostruire il campo ottico originale contenente i dati. Gli ologrammi possono essere creati in polimeri e materiali cristallini elettro-ottici esponendo il materiale a un campo ottico modulato, ovvero il modello di interferenza tra i dati e i campi ottici di riferimento. Nei polimeri gli ologrammi vengono memorizzati come una modifica permanente del materiale e forniscono una soluzione di archiviazione WORM (Write Once Read Many). L’archiviazione olografica in polimeri per l’archiviazione è stata attivamente perseguita come successore di blue ray, tuttavia, questa tecnologia deve ancora vedere il successo commerciale.

Per abbassare gli elevati costi, i ricercatori Microsoft si sono ispirati alle fotocamere dei moderni smartphone che a fronte di ottiche piccole e poco costose riescono a ottenere una densità di pixel migliore di ottiche ben più costose grazie all’uso di software di deep-learning. Grazie a questo approccio, Microsoft è stata in grado di raddoppiare la densità dell’archiviazione olografica.

L’obiettivo futuro per l’archiviazione olografica è creare una tecnologia su misura per il cloud, con velocità di accesso rapide e una densità di archiviazione che supera di gran lunga i suoi predecessori. Pensate che potrà essere questo il futuro dell’immagazzinamento dei dati digitali? Diteci cosa ne pensate a riguardo nello spazio dedicato ai commenti.

Articolo di Windows Blog Italia
Fonte | Microsoft