L’Anet N4 è una stampante 3D a resina, ovvero che usa la luce ultravioletta per solidificare, livello per livello, un liquido fotosensibile e trasformarlo in oggetti 3D estremamente dettagliati – infatti viene usata in gioielleria, modellismo, odontoiatria, ecc. L’Anet N4 è una clone della rinomata Anycubic Photon, con cui condivide lo stesso identico hardware, ma con un design e un software leggermente diversi.

IMPORTANTE | Abbiamo pubblicato la guida all’acquisto delle migliori stampanti 3D dell’anno, dove abbiamo raccolto, oltre che tutte le nostre recensioni, anche le nostre esperienze più aggiornate, così da aiutarvi nella scelta della vostra prima o nuova stampante 3D. Nell’articolo troverete anche sconti, vari tutorial e link ai vari upgrade e accessori indispensabili per ogni stampante 3D.

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Recensione stampante 3D Anet N4

Negli ultimi tre anni abbiamo recensito tante stampanti 3D di tipo FDM, ovvero che fondono un filo di plastica e, muovendosi sui tre assi, realizzano strato dopo strato l’oggetto 3D. Le stampanti 3D DLP, come l’Anet N4, hanno in comune con le stampanti che ben conosciamo il creare gli oggetti livello per livello – tutto il resto è profondamente diverso.

Anet N4 stampante 3D a resina

Come dicevamo, la materia prima è una resina liquida fotosensibile; questa è contenuta in un vassoio con fondo trasparente, al di sotto del quale c’è un display a luce UV che, alternando zone scure a zone illuminate, “cura” la resina strato dopo strato andando a creare l’oggetto che viene stampato, a testa in giù, appeso a un letto di stampa in alluminio il cui unico movimento è quello verticale, lungo l’asse Z.

Se sugli assi X e Y la risoluzione è data dalle dimensioni dei pixel del display, che sull’Anet N4 è un 2K, sull’asse Z lo spessore dei livelli è di molto inferiore rispetto alle stampanti 3D classiche: mentre queste ultime, mediamente, stampano livelli dello spessore di 0,20 mm (ma possono scendere anche a 0,08), l’Anet N4 può stampare layer fino a 0,03 mm.

Qualità di stampa Anet N4

Gli oggetti stampati 3D in resina con l’Anet N4 hanno una qualità pazzesca per noi che venivamo dal mondo FDM. Una volta ben configurate le impostazioni di stampa, i modelli sembreranno prodotti in serie a iniezione, perfettamente lisci e incredibilmente duri. Il busto di donna, che stampiamo di solito come test, è senza ombra di dubbio il migliore mai realizzato; il teschio di baby T. rex, lungo appena 50 mm, è stato stampato con una notevole quantità di supporti, ma i dettagli sono tutti ben visibili; stesso discorso per la testa di Spinosauro, con denti appuntiti come aghi e tutti i dettagli e le crepe ben impresse sulla superfice; abbiamo poi stampato degli anelli su cui, nonostante la tolleranza zero della filettatura, si riescono ad avvitare perfettamente i nozzle delle stampanti 3D FDM; il dente di Megalodonte e l’artiglio di Velociraptor sono altri due oggetti che dipingeremo e aggiungeremo alla nostra collezione, dato che sono incredibilmente realistici; infine, abbiamo stampato un cubo con strutture simil-molecolari – una vera e propria tortura! – realizzato impeccabilmente fino all’ultimo micron.

Stampanti 3D di altri brand sono affette dal Z-banding o Z-wobble, ovvero un problema che provoca dei difetti superficiali a intervalli regolari lungo l’asse Z, di solito a causa della barra filettata storta o di cuscinetti laschi: per fortuna la nostra Anet N4 è immune da questo problema.

Software e preparazione dei modelli per la stampa

Come tutte le stampanti 3D, anche l’N4 ha bisogno di uno slicer per convertire i modelli 3D digitali in istruzioni di stampa. AIPrint è il software per Windows sviluppato da Anet per le stampanti DLP.

  1. Si avvia il software.
  2. Si importa il modello 3D digitale in formato STL.
  3. Si scelgono le impostazioni di stampa (risoluzione, tempo di esposizione della resina, ecc.).
  4. Si avvia lo slicing, che dura qualche minuto.
  5. Si copia il file generato sulla penna USB da inserire nella stampante.

Come molte altre stampanti, quindi, anche l’N4 stampaoffline“, non collegata al PC – per noi è un grande vantaggio. C’è però da dire che il software AIPrint, sebbene sia stato già aggiornato un paio di volte, è ancora un po’ acerbo, in particolare per la generazione dei supporti. Per questo motivo vi consigliamo di importare i vostri modelli da stampare prima in ChiTuBox, un software gratuito con cui potrete svuotare gli oggetti per consumare meno resina e crare supporti personalizzati in pochi click, quindi salvarli come STL e, solo a questo punto, importarli in AIPrint per lo slicing finale.

La buona notizia è che, tramite il gruppo Facebook, abbiamo parlato col team di sviluppo di AIPrint, che sembra molto aperto ad ascoltare i consigli della community e ad aggiornare e migliorare costantemente il proprio software di slicing.

Altre informazioni utili

Prima di avventurarci nel mondo della stampa 3D a resina, anche noi avevamo tantissime domande, quindi ecco elencate alcune informazioni utili e risposte ai quesiti più frequenti.

  • C’è da dire che le prime stampe rimanevano incollate alla pellicola trasparente del vassoio della resina invece che al piatto in alluminio: abbiamo risolto sostituendo la pellicola FEP originale con quella Anycubic. Potrebbe anche essere necessario graffiare con carta vetrata il letto in alluminio, per incrementare l’adesione.
  • Al termine della stampa, gli oggetti vanno rimossi delicatamente dal bed in alluminio, lavati in alcool isopropilico e poi esposti al Sole o a una luce UV per completare l’indurimento. L’isopropilico non è facile da reperire ed è pure abbastanza costoso. Usiamo tranquillamente l’alcool denaturato, quello “rosa” per intenderci.
  • La resina è tossica e potrebbe avere un cattivo odore: per questo è bene usare la stampante in un luogo ben ventilato e con guanti e occhiali protettivi. Per fortuna, proprio poche settimane fa, sono state messe in vendita resine naturali non pericolose. In ogni caso possiamo dirvi che ci è capitato di toccare la resina senza guanti e non abbiamo avuto irritazioni cutanee (marca Anycubic), ma altri brand potrebbero reagire diversamente.
  • Molti sostengono che le stampanti DLP a resina richiedano più manutenzione delle FDM classiche: non siamo d’accordo. Il letto di stampa l’abbiamo calibrato una volta e mai più; altro hardware che potrebbe fallire non c’è… Sicuramente pulire gli oggetti grondanti di resina o lavare il vassoio sono operazioni un po’ “sporche”. Ma il vassoio va pulito una volta ogni tanto, noi lo laviamo ogni 10-15 stampe.
  • La velocità di stampa non dipende dal volume del modello, ma solo dalla sua altezza. Stampare un anello o stamparne dieci non varia il tempo di stampa, perché questo dipende esclusivamente dal numero di livelli e dal tempo di esposizione di ogni livello (mediamente tra i 7 e i 10 secondi).

Conclusioni

Con l’abbassarsi dei prezzi delle DLP e della resina fotosensibile, chiunque può permettersi una di queste stampanti 3D, che una volta erano usate solo dalle grandi aziende, dai laboratori orafi o dagli studi dentistici. L’Anet N4 non può sostituire una stampante 3D di tipo FDM, ma sicuramente integrarla e completarla. Siamo molto soddisfatti del prodotto e super contenti della qualità assoluta dei modelli 3D stampati, oltre che del fatto che è davvero plug-and-play. Ci sentiamo di consigliare l’Anet N4, oltre che ai professionisti, anche a modellisti e collezionisti, che potranno finalmente realizzare direttamente a casa le proprie statuette preferite e non solo. Avete altre domande? Fatecelo sapere nello spazio dedicato ai commenti.

Articolo di Windows Blog Italia

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